Gastel, fotografo, diceva che “lo stile è un’operazione a togliere” (“style is a removal operation”).
Questo detto è tanto vero nel mondo del balletto accademico, quanto in quello della ricerca scientifica applicata. Ogni modello matematico esplicativo della realtà è tanto più elegante ed efficace quanto più
presenta caratteristiche di semplicità, di linearità e di chiarezza.
Nel mondo della danza classica, la qualità del movimento è ottenuta attraverso la cosiddetta “pulizia delle linee”, raggiunta attraverso un lavoro minuzioso che dettaglia ogni movimento del corpo con un’attenzione alla qualità e non alla quantità degli esercizi. Questa particolare ricerca accurata fa sì che il danzatore arrivi a maturare un uso cosciente del corpo, sentendolo come uno strumento architettonico dotato di caratteristiche fisiche di geometria, di equilibrio e di armonia.
Oggi, sappiamo dalla ricerca scientifica neurologica che sembra esserci un certo parallelismo fra ciò che vediamo e ciò che sentiamo propriocettivamente, proprio in termini di microcambiamenti neuropsicologici che avvengono nel solo atto di osservare un modello a cui si tende. In modo convergente, sappiamo dagli orientamenti psicopedagogici più recenti, che i bambini hanno, per la loro assoluta assenza di sovrapposizioni metacognitive, una naturale attitudine a riconoscere e utilizzare questa specifica inclinazione alla semplicità e alla immediatezza del pensiero e del movimento.
Questo è uno dei motivi per cui il corpo in movimento, oltre a rappresentare un mezzo fondamentale di comunicazione, contiene molte più informazioni sull’equilibrio psicosomatico e sulle tracce mnestiche che sono iscritte a livelli precoci dello sviluppo, prima che si consolidi il primato del codice linguistico e verbale. Potremmo pensare che il corpo “parla”, mentre la musica “scrive”. E forse questo è uno dei motivi per cui già nell’antica Grecia, si considerava necessaria l’educazione alla musica e alla danza, così come oggi viene inserita nei programmi europei di educazione scolastica. Riprendendo le parole di Savinio, potremmo che “la musica è l’elemento essenziale dell’educazione.
Non può esserci civiltà senza musica…”